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SVOLTA ECOLOGICA ED ENERGETICA: UNA SFIDA PER TUTTI

Immagine del redattore: Maria ArgentieroMaria Argentiero

“Il cambiamento climatico è reale. La sfida è avvincente. E più a lungo aspettiamo, più difficile sarà risolvere il problema.”

Si tratta della citazione di John Forbes Kerry, inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il clima.


Oggigiorno le sfide poste dal cambiamento climatico sono ingenti e sempre più preoccupanti, e il tempo a nostra disposizione sembra sempre più scarso e insufficiente per colmare il divario tra gli obiettivi sul clima e la loro realizzazione.


I ripetuti disastri ambientali come le alluvioni in Germania, i devastanti incendi in California e le ondate di calore estremo sono pochi esempi delle calamità naturali che al giorno d’oggi non sono più una rarità, bensì allarmi e preoccupazioni per il futuro del nostro pianeta. Per far fronte a questi problemi l’ONU è da quasi tre decenni che si riunisce per discutere e prendere decisioni a riguard


o. Quest’anno dal 30 Ottobre al 12 Novembre si è tenuta la Cop26 a Glasgow (Regno Unito, Scozia) sui cambiamenti climatici.

“Cop” deriva da “Conferenza delle Parti”, ed è un incontro annuale che ha preso inizio nel 1995 a Berlino, e da allora è uno strumento per discutere e prendere decisioni riguardo il cambiamento climatico.


Tuttavia secondo l'impostazione quinquennale degli accordi è importante ricondurre il discorso alla Cop21 tenutasi a Parigi. L’accordo stipulato il 12 Dicembre 2015 impegnava a mantenere l’innalzamento della temperatura sotto i 2° e – se possibile – sotto 1,5° rispetto ai livelli pre-industriali, obiettivo ormai quasi utopistico.

Sviluppando il discorso su due piani, quello ambientale e quello politico, si può affermare che secondo il primo piano, anche se i Paesi dovessero rispettare gli obiettivi sulla riduzione delle emissioni di Co2, si andrà incontro ad un aumento delle temperature di circa 2,7° a livello globale entro la fine del secolo.



A livello politico invece la Conferenza di Glasgow è stata preceduta da un incontro preparatorio:il G20, che si è concluso in maniera piuttosto vaga, dal momento che sono stati ripetuti gli stessi obiettivi e non vi sono criteri condivisi su come vengono calcolate le emissioni. Tutto si basa sul libero arbitrio di ogni Paese, per questo è anche difficile capire se e come stiamo raggiungendo gli obiettivi posti.


Di positivo resta sicuramente il fatto che la consapevolezza tra l’opinione pubblica sia sempre maggiore, infatti per la prima volta abbiamo anche dei movimenti globali come Friday For Future e Extinction Rebellion, che fanno della lotta climatica il loro fulcro.


Di cosa si è parlato?

Si è discusso dei Nationally Determined Contribution, ovvero degli obiettivi di riduzione delle emissioni che ogni Paese si è dato dopo l’accordo di Parigi.

Tra gli altri obiettivi della conferenza vi sono la garanzia dei supporti dei Paesi con economie più sviluppate e più inquinanti a finanziare iniziative per la riduzione e forme di sostegno nei paesi economicamente più poveri, impegni già presi nel 2009 alla Cop15 di Copenaghen.

Un altro accordo fondamentale è l’abbandono del carbone come fonte di energia (utilizzato però ancora in molti paesi del mondo come in Cina, Messico, Australia).

Glasgow Climate Pact è l’accordo raggiunto il 13 Novembre 2021, firmato da 197 paesi. Con questo accordo si sono impegnati ad arrivare a emissioni zero più di 140 paesi i quali complessivamente sono responsabili del 90% delle attuali emissioni globali di gas serra.

Più di 40 paesi si sono impegnati ad abbandonare l'utilizzo del carbone.

L'India ha promesso di trarre metà del suo fabbisogno energetico da fonti rinnovabili entro il 2030.

Le principali nazioni produttrici di automobili come Stati Uniti, Germania, Cina, Giappone e Corea del Sud, così come Volkswagen, Toyota, Peugeot, Honda, Nissan e Hyundai, non si sono impegnate.



Per dare una prospettiva europea sul cambiamento climatico è importante citare anche il Green Deal.

Green Deal o Patto Verde è l’accordo europeo basato sulla necessità di rendere l’Europa un continente a emissioni zero entro il 2050. La Commissione Europea attraverso questa serie di iniziative politiche rinnova il suo ruolo di guidatrice con la presentazione del Green Deal, avvenuta l’11 Dicembre 2019.


Ma cos’è concretamente?

Il Green Deal è un piano d’azione che definisce le iniziative di tipo legislativo e non. I principali obiettivi sono:

-il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, vale a dire emissioni nette di Co2 pari a zero.

- il delineamento di una strategia di decoupling, cioè lo sganciamento della crescita economica dalle emissioni di carbonio e dall’utilizzo delle risorse naturali.


Cosa è stato fatto finora?

Una delle prime iniziative è stata la Legge europea sul clima, inserendo all’interno del diritto dell’UE l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Secondo la proposta di legge i progressi saranno verificati ogni 5 anni.

Tra le altre strategie lanciate dall'Ue troviamo la nuova strategia industriale, il piano d’azione per l’economia circolare e la strategia sulla biodiversità per il 2030.

Diventa quindi fondamentale intervenire su fattori fortemente interconnessi come: l’energia,i trasporti, l’ambiente, l’industria, l’agricoltura e la finanza sostenibile, adottando quindi un approccio olistico e globale. Pertanto è indispensabile il contributo di ogni paese membro.


Come viene finanziato il Green Deal?

Il Sustainable Europe Investment Plan (Piano di investimenti per un’europa sostenibile), presentato dalla presidentessa della Commissione Europea Ursula von der Leyen, intende mobilitare investimenti sia pubblici che privati, che si dovrebbero tradurre in almeno 1000 miliardi di euro disponibili. A tal proposito l’UE si impegna anche a creare un quadro favorevole agli investimenti con l’introduzione di incentivi per orientare gli investimenti. Parte del nuovo piano di investimenti, ha spiegato Bruxelles, sarà dedicato esclusivamente al sostegno dei lavoratori e dei cittadini delle regioni più colpite dal processo di decarbonizzazione e trasformazione. Con questo ci riferiamo al Just Transition Mechanism o Meccanismo dell’equa Transizione che fornirà loro sostegno tecnico e finanziario nel periodo 2021-2027.


POSTCOVID

Oggi, il Green Deal è il punto focale per il piano di ripresa post-covid.

Il Next Generation EU (o Recovery Fund o Recovery Plan) nell’ottica di un’Europa più ecologica, digitale e resiliente sosterrà le transizioni climatiche e riserverà il 30% dei fondi europei, la più alta percentuale di sempre per il bilancio dell'UE, per la lotta ai cambiamenti climatici.


di Maria Argentiero
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