Il crocifisso, la colomba, la svastica. Sono alcuni degli innumerevoli simboli, ossia dei segni che rimandano ad altro, ad un concetto astratto, ad una realtà invisibile e intangibile. Oggigiorno sono i più importanti strumenti di comunicazione intrinsechi ad una società.
I simboli sono di fatto il prodotto di una comunità, e quindi, culturalmente connotati.
E’ proprio la prospettiva della comunità, nella quale un simbolo è utilizzato, che fornisce una delle tante interpretazioni attribuibile al simbolo; per cui sappiamo che ogni simbolo ha una valenza locale, o più genericamente, si può affermare che è strettamente legato al contesto di riferimento.
Il simbolo, quindi, dotato di un carattere fortemente soggettivo, può assumere, d’altra parte, una pluralità di significati in relazione al contesto socio-culturale. A tal proposito il carattere plurale dei simboli li rende profondamente connessi alla possibilità di dar voce a differenze culturali e alla distinzione di identità.
Affinché vengano rispettati i vari simboli, nonché i concetti a cui essi- in quanto rappresentazioni- rimandano, è necessaria un’interpretazione. Tale lettura del simbolo deve essere filtrata non da uno sguardo standardizzato e universale, ma dallo sguardo dell’altro. Bisogna quindi abbandonare la propria concezione del simbolo, perché quest’ultima non sempre coincide con quella dell’altro.
Nella società odierna i simboli sono sempre più presenti, grazie alle trasformazioni a livello comunicativo. Oggi comunicare è semplice, veloce, gratis, ma soprattutto virtuale. La globalizzazione, la velocità delle informazioni insieme alle nuove tecnologie ha portato alla nascita di una nuova modalità del linguaggio. Tuttavia questo strumento imprescindibile per superare il muro dell’individualità per mettersi in relazione con l'Altro da sé, per costruire, creare, collaborare e dar vita alla comunità stessa, si muove verso una sempre maggiore semplificazione. Da una parte la necessità di semplificazione è data dai ritmi dinamici della comunicazione che quasi sfugge, dalla fretta, e dall’impazienza e dall’altra parte rispecchia la volontà di compiere sempre meno sforzi e di evitare la fatica, anche nella comunicazione che presuppone un ascolto profondo e conseguentemente richiede tempo. Questo si traduce in un uso forsennato dei simboli che rischia di comportare una svalutazione dei simboli stessi, ma più in generale causa problemi di comunicazione quali : fraintendimenti, difficoltà relazionali e portando all’estremo il discorso anche ad un forte individualismo.
Un’altra questione importante è come il mondo si muova verso un’unica direzione ,sia sul piano economico che culturale,a causa della globalizzazione e del continuo scambio a livello internazionale. L’omologazione culturale non è altro che un risvolto dell'uniformazione della produzione. Da una parte una conseguenza estrema potrebbe essere l’inasprimento della rappresentatività della propria identità etnografica che potrebbe sfociare in guerre identitarie, per rivendicare la propria radice culturale. Dall’altra parte si può arrivare ad una sempre maggiore disgregazione e perdita delle differenze culturali che governano e caratterizzano il mondo oggi, un mondo ibrido.
Oppure agli antipodi vi è la riflessione, per la quale in realtà il libero scambio attuale garantisce e tutela la proliferazione delle diversità culturali, proprio perché un’attività di scambio presuppone non solo l’esportazione - in questo caso di simboli o modelli - ma anche l’accoglienza da parte dei destinatari.
E’ di fondamentale importanza quindi riconoscere simboli, credenze, culture e rispettarle, sebbene non si condividano a pieno, proprio perché come sottolinea l'etimologia greca del termine “simbolo”, quest’ultimo ha il significato di “tessera di riconoscimento”o "tessera ospitale". Tale definizione deriva dall’usanza, per la quale due individui, due famiglie, o ancora due città, spezzavano una tessera di terracotta e ognuno conservava una delle due parti a conclusione di un accordo. Il perfetto combaciare delle due parti della tessera provava l'esistenza dell'accordo.
di Maria Argentiero
articolo stupendo 😍👏🏻