Lettera aperta in due momenti:
THE LEARNING GOLEM, l'impero americano impara ad essere tale: Egoista.
EUROPEAN AWAKENING, Leuropa che aggiungerà, finalmente, l'apostrofo.
di Stefano Mauro Forlani
Pianeta Terra.
Ventunesimo Secolo dopo Cristo.
Anni Venti.
Prima venne Kabul.
Ad agosto-settembre 2021 gli americani e gli alleati si ritirarono da quella scatola di oppio e roccia che per loro era stato l'Afghanistan, lasciandolo alla barbarie dei talebani. Il mondo s'indignò per ciò che gli States avevano appena fatto: abbandonavano un governo e un paese che avevano promesso di aiutare, di ricostruire, di far entrare nella "comunità internazionale".
Tale ritirata generò numerose critiche verso gli Stati Uniti, specialmente dai loro alleati e dalle loro opinioni pubbliche: agli individui più ingenui parve di vedere un'America indebolita; ai più informati parve invece maturata, divenuta consapevole che un impero non sta in piedi combattendo battaglie per l'etica, bensì per la sua biologica sopravvivenza. Quella contro il terrorismo era stata una vampata di Ubris, di superbia moralistica che li legittimava, dall'alto della loro civiltà offesa, ad aggredire con tutta la loro potenza luoghi ove vivevano i pochi affiliati di Al-Qaeda, "La Base". Ma era una battaglia che non serviva a farli sopravvivere da temibili minacce, era uno sfogo: un'inutile spreco di risorse.
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Ciò che da anni preoccupa gli Stati Uniti d'America non risiede nell'Asia centrale, né tantomeno nei confini delle steppe russe. Giace invece tra le onde delle acque temperate del Mar Cinese Meridionale, in quel braccio di mare di circa 150 Km che separa Taiwan dalla Cina. Là, dove Zhongguo, Impero di Mezzo, vorrebbe fare sua quell'isola in un modo o nell'altro, con le buone o con le cattive. Presa l'isola, la Cina avrebbe così una porta d'accesso al Pacifico, Oceano che gli americani considerano loro da più di settant'anni, e che diverrebbe invece conteso.
Questo sì, minaccerebbe l'ordine costituito dagli Stati Uniti.
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Torniamo a oggi. Entra in scena l'Ucraina. E subito viene messa da parte.
Per l'America che ha superato l'adolescenza imperiale l'agenda è adesso piena, e per Kiev non ha posto: Capitol Hill e la paura della guerra civile tra Dem e Rep, la crescita sbalorditiva della Cina sono le uniche cose che Washington ha urgenza di risolvere. Il resto è sufficiente, e non necessario.
Dopo estenuanti trattative tra Russi e Americani durate mesi (da dicembre se non prima) sui temi di NATO, reciproche sfere di influenza e Ucraina, nulla era stato sancito. O meglio, nessun accordo scritto era stato formulato, e nessuna istanza del richiedente – la Russia – era stata accolta. Eppur qualcosa quel dialogare aveva generato. La Russia a quei tavoli aveva sondato l'Occidente, e vedeva la povera Europa Orientale bellicosa, quella ricca Occidentale appacificante e gli Stati Uniti apparentemente disinteressati ad ascoltare. Mosca decise dunque che, se avesse usato la violenza, nessuno le avrebbe reso pariglia. Gli Americani, in quei bilaterali, dichiararono chiaramente la loro indisponibilità a morire per Kiev, e gli Europei pappagallarono il verdetto di Washington, come da protocollo. Certo, l'espansione della NATO non è stata qualcosa di sfumato o velleitario, e per un impero che di Storia vive, come la Russia, l'aggressione all'Ucraina risultava un male necessario, risposta che serviva per rifarsi delle umiliazioni perpetrate dagli Atlantici negli ultimi trent'anni.
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Di fatto, l'egemone che comanda la NATO non rischia nulla da questa guerra. Non è un suo dossier importante. Muoiano gli Ucraini con cui a lungo si era flirtato promettendo NATO e UE, sarà un problema europeo. Anzi, magari gli europei terrorizzati torneranno a compattarsi attorno a noi statunitensi. Come detto, è il Pacifico l'incubo che fa svegliare nella notte, madida di sudore, la Potenza Americana. Non certo l'Ucraina. E per questo il via libera. E, da questo, la guerra.
In Europa.
E gli Europei subiscono, inermi. Parlano di soluzioni grazie a Leuropa (senza apostrofo), oracolo guasto che dovrebbe generare soluzioni ai paesi che la compongono, ma che prontamente disattende, perchè troppo eterogenea al suo interno, troppo economicista, troppo tenue nella sua integrazione. Questa Europa è un cartonato, è pallida ombra di un sogno che prevedeva di prendere la consapevolezza tragica dei secoli di guerra, dominio sui deboli, genocidi, brutalità.. e anche – però - delle consapevolezze positive di solidarietà, genesi del diritto, uguaglianza e salvaguardia dagli errori passati, per costruire qualcosa di potente e salvifico: l'Unione di quei paesi che sono partiti da un continente per conquistarne altri, generando legami (volontari o meno) con quasi tutte le altre comunità umane del pianeta. Sognavano un'Unione forte, forte della sua storia di errori, forte perchè l'umano impara per traumi, e l'Europa è il continente più traumatista e traumatizzato della Storia. E questo non è un fardello, ma un debito che ha col resto del mondo. Lei ha vissuto, causato e subito le follie peggiori della storia umana sino a oggi, e questo deve generare un senso di responsabilità, attiva, a cui deve attenersi.
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Oggi l'Ucraina sotto i riflettori, purtroppo per lei.
Questo 24 febbraio la guerra, forse la storia, è tornata a bussare alle porte del nostro continente addormentato e intento solo a pensare ai soldi e al benessere. Ci siamo spaventati, inorriditi e informati, abbiamo condannato e abbiamo manifestato, eppure mentre accadevano gli incontri diplomatici di dicembre, gennaio e febbraio che hanno portato a tutto ciò noi dormivamo. Per non parlare dei trent'anni in cui la NATO apriva filiali nell'Est come fossero McDonalds.
Qualcuno potrà forse dire – ma lo si potrà solo tra anni – che a causa di tutto ciò ci siamo finalmente svegliati.
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L'America è il nostro impero, l'Europa le è vassalla eanzi, è la Perla dell'impero: piccola, ricca e pacifica. Per cinquant'anni tale stato di cose era stato legittimo e necessario: per la nostra sicurezza, per scontare i nostri peccati di due guerre mondiali. Oggi però l'America teme l'Oriente, e dall'Europa si aspetta solo che rimanga zitta e buona, fedele come sempre. Ebbene, l'amicizia tra i due continenti è certamente sacrosanta, ma l'America non può giocare alla geopolitica del dominio col sangue europeo senza tener conto di un parere o di un permesso da parte degli europei. E questo è ciò che invece ha commesso in questa crisi. Certo ci ha ricompattato nella narrative, con gran sorpresa dei russi, ma resta il fatto che rimaniamo indifesi. Abbiamo eserciti piccoli e non coordinati, proprio perchè siamo la Perla dell'impero, e quindi la violenza non deve essere nostra prerogativa. Ma ciò significa che se finissimo minacciati da nemici altri, dovremmo chiedere il permesso all'America per trattare con questi nemici, per difenderci da questi nemici, per chiarire con questi nemici, e magari fare in modo che cessino di essere tali.
L'appello che sta tra queste righe suonerà patetico, già lo so, ma da storico penso a tutta la consapevolezza di errori e drammi che abbiamo nei nostri libri di storia nazionale e continentale, e penso che abbiamo fatto troppi danni al mondo per restare zitti mentre un giovane impero, amico, ci eterodirige in geopolitica. Dobbiamo redimerci, ed esserci arricchiti dormendo nel benessere non ha generato redenzione, ma fatto solo affluire altre risorse del mondo nel nostro continente, privandone popoli interi. Per cui scusate il pathos, ma ciò che segue è quello che che sento di dover dire.
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Stati Uniti, grazie per averci difeso per anni, ma il sangue europeo non sarà una valuta corrente spendibile da altri, è sangue valido tanto quanto quello californiano e texano, palestinese o nigerino, cinese o russo che sia. Che ogni popolo scelga come spendere il suo di sangue.
Europei, ergiamoci e lottiamo il più possibile, nel rispetto dei diritti per noi sacri, per difendere le nostre priorità. Il cambiamento climatico, l'inverno demografico europeo, il boom demografico africano, l'evoluzione tecnologica, la transizione ecologica, la ripresa dalla pandemia, le sfide sanitarie future. Tutto questo ci sta arrivando addosso e si avvicina ogni minuto che passa, adesso, più a noi che agli States sicché costoro vivono su Marte: in un continente isolato da tutto e da tutti. Noi invece confiniamo col Medio Oriente, con l'Asia, con l'Africa, con terre povere e depredate dalla Storia. È quindi tempo di assumerci le nostre responsabilità e di liberarci dalla camicia di forza in cui ci siamo rinchiusi nel 1945 per espiare, dicendo duecento avemaria, e dirci assolti dal nostro vivere nel mondo e nel tempo. Europei, la Storia è alla porta, entrerà e farà un sacco di danni; l'Europa Occidentale dovrà essere di nuovo pronta.
di Stefano Mauro Forlani
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