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Il 25 aprile festa della libertà

Immagine del redattore: Manuel TariccoManuel Taricco

Aggiornamento: 24 gen 2022

La festa della liberazione è una di quelle feste che ho da sempre faticato a comprendere fino in fondo. Ok i partigiani, carina “bella ciao” come canzone, va bene la liberazione dai nazifascisti, ma ormai sono passati più di 70 anni! Sono tutti morti!

Diciamo inoltre che al giorno d’oggi come festa non è molto sentita; tralasciando il pubblico di nicchia, il resto della gente la vive ormai passivamente, assuefatta dagli anni che sono trascorsi e dal mondo odierno che risulta essere molto diverso rispetto ai giorni del post seconda guerra mondiale.

Quest’anno però qualcosa è cambiato; è arrivato il coronavirus, che con i sui drammi e le sue disgrazie mi ha consentito di vedere le cose con nuove prospettive.

Sabato, giorno della liberazione, mi sono imbattuto in un video a tema, datato “25 aprile 2019” e registrato da Alessandro Barbero, che, per chi non lo conoscesse, è uno storico medievista e un accademico Italiano (vi invito a cercarlo su youtube).

In questo video si parlava dell’importanza della lotta partigiana, non con tono fanatico, ma con un’analisi critica oggettiva e soprattutto storica dei fatti. Barbero raccontava di come la lotta partigiana abbia permesso un’accelerazione al processo di liberazione dell’Italia, Di fatto gli alleati avrebbero comunque strappato ai nazisti il nostro Paese, ma questo sarebbe successo con un maggiore sforzo e soprattutto con maggiori perdite di vite.

Ciò che più di tutto mi ha colpito è stato quello che rappresentava simbolicamente quella parte d’Italia che si opponeva al totalitarismo del fascismo che in quel momento limitava la libertà individuale degli Italiani, senza dimenticare le migliaia di vittime fra i civili per persecuzioni o rappresaglie.

Fu proprio questo che permise all’Italia di essere trattata in modo diverso rispetto alla Germania Nazista, dilaniata dai bombardamenti, e poi spartita dai vincitori: il mostrarsi non solo come il Paese dove era nato il fascismo, ma anche come un Paese che aveva la volontà di riscattarsi.

La nostra nazione arrivò prima a quel processo di democratizzazione grazie a questa grande volontà di riscatto. Chiaramente il processo di costituzione della nostra Repubblica non fu nient’altro che una guerra civile fratricida, dove da ambo le parti ci furono comportamenti di violenza causate dai tempi di sofferenza creati dal regime. Non abbiamo quindi un’immagine pulita nemmeno dei partigiani, o almeno non di tutti.

È stato però C.S. Lewis nel suo libro “I quattro amori” a venirmi in aiuto, con la seguente riflessione:” Personalmente, ritengo che sia possibile trarre forza dalle immagini del passato, senza per questo restarne incantati o montarsi la testa. L’immagine ideale può diventare pericolosa soltanto se viene scambiata, o pretende di sostituirsi, al risultato di una ricerca storica rigorosa e sistematica.”. Questo estratto può rivelarsi spunto di riflessione su molte tematiche; quello che ho personalmente tratto è l’importanza di ricavare dalla storia degli insegnamenti senza pretendere di dar loro un valore aggiuntivo o una mistificazione. Gli stessi partigiani erano sì mossi da grandi ideali ma alcuni di loro erano anche macchiati da alcune colpe che la guerra comporta, quali le stragi di fascisti fedeli allo stato e non al partito, persecuzione di persone vicine a fascisti ma ben lontane dal partito e molti altri avvenimenti affini.

È dunque con quest’ottica che deve essere analizzato il giorno della memoria: non dipingendo i partigiani come dei santi della liberazione, ma come uomini e donne con pregi e difetti che hanno lottato per la libertà, commettendo tuttavia anche degli errori.

E infine, cos’è questa libertà? Prima ho parlato di coronavirus; è infatti in questa situazione di quarantena che ho compreso veramente ciò che la parola “libertà” vuol dire. Tutto questo anche grazie all’ausilio della Pasqua. Ho potuto infatti vivere e capire anche il significato di quaresima: quaranta giorni di mancanze in cui in noi cresce il forte desiderio e di resurrezione, di luce, di Dio per i credenti, e di vita.

Il coronavirus in questo è stato un grande maestro; ho capito che se voglio vedere sorgere il sole di un nuovo giorno senza pandemia devo privarmi di qualcosa, della mia possibilità di uscire e di vivere come voglio, stando in casa per un bene maggiore: la salute di tutti e soprattutto dei più deboli. è la stessa cosa che fecero i partigiani di fronte a una patria che non era più la loro, dove la libertà individuale era negata. Essi dovettero sacrificare le loro vite, la loro morale, dovettero uccidere per un bene maggiore: la libertà dei loro figli e dei figli degli altri.

di Manuel Taricco
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