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GERMANIA 2021: L’ANNO DELLA SVOLTA?

Andrea Cristante

Aggiornamento: 8 ott 2021

Lo scorso 26 settembre i cittadini tedeschi si sono recati alle urne per eleggere i nuovi membri del Bundestag, il parlamento federale. Si è trattato di elezioni importanti in quanto Angela Merkel, la Cancelliera uscente, ha deciso di non ricandidarsi, aprendo le porte per un possibile cambio di governo in Germania dopo 16 anni di suo dominio.



Per comprendere appieno il significato di queste votazioni analizziamo velocemente lo sfondo sul quale si è mossa la politica tedesca negli ultimi anni e, soprattutto, quali sono stati i principali contendenti.

Fin dalle elezioni federali del 2017 il governo di Angela Merkel ha dovuto affrontare una serie di questioni politiche che hanno messo a rischio la stabilità del suo governo e del suo partito, la “Unione Cristiani-Democratica di Germania” (CDU), a partire dalla politica migratoria fino ad arrivare all’emergenza pandemica di COVID 19. Tutta questa instabilità interna ai democratici cristiani tedeschi ha portato a scarsi risultati nelle varie elezioni nei Landt e alla conseguente rinuncia alla cancelleria da parte, non solo di Angela Merkel, ma anche dalla sua prima succeditrice Annegret Kramp-Karrenbauer. Il nuovo leader del partito Armin Laschet, candidato di compromesso, ha mostrato poche capacità in vista delle elezioni di unire il partito e, soprattutto, i suoi concittadini davanti alle ultime sfide della Germania, come la pandemia e la crisi climatica, rappresentata in particolare dalle alluvioni dell’estate scorsa.

Storia simile anche per il “Partito Socialdemocratico Tedesco” (SPD) che, a seguito della pesante sconfitta subita alle precedenti elezioni, ha tentato con fatica negli ultimi anni di ritrovare la propria posizione nell’alveo della sinistra, subendo la concorrenza e il sorpasso dei Verdi nei sondaggi e nelle elezioni locali. Ciononostante il suo candidato cancelliere Olaf Scholz è riuscito a invertire la rotta, costruendo una campagna elettorale incentrata sulla sua persona e cercando di creare l’idea di essere il vero successore di Angela Merkel, grazie al suo pragmatismo e alla sua esperienza da ministro delle finanze.

Infine, i “Verdi” sono la rising star di queste elezioni: infatti nel corso degli anni sono stati in grado di far leva sull’elettorato di sinistra disaffezionato con la SPD, portando a casa risultati sia in termini di sondaggi, diventando per alcuni periodi il primo partito di Germania, sia in termini reali, arrivando primi alle scorse elezioni europee e di alcuni Landt. Tuttavia lo scarso carisma da parte della candidata Annalena Baerbock e la sua inesperienza governativa, hanno rappresentato un punto di arresto alla sua crescita, facendola percepire da gran parte degli elettori come una candidata non adatta per governare.

Da non dimenticare, comunque, la presenza di altri partiti minori ugualmente rilevanti come il moderato “Partito Liberale Democratico” (FDP), guidato dal leader Christian Lindner, e i partiti populisti “Alternativa per la Germania” (AfD) e “La Sinistra” (Die Linke).



Spostandoci verso i risultati delle elezioni è interessante comprendere il funzionamento del meccanismo elettorale tedesco.

In Germania vige un sistema elettorale definito come Mixed-Member-Proportional (MMP) in cui, dei 598 membri nominali del Bundenstag, 299 vengono eletti in collegi uninominali, mentre la restante parte in liste elettorali create dai partiti. Il giorno delle elezioni l’elettore ha a disposizione 2 voti: uno per un candidato nel collegio di appartenenza, l’altro per una lista partitica a livello nazionale. Ad accedere in parlamento sono tutti i candidati arrivati primi nei rispettivi collegi e quelli appartenenti alle liste che a livello nazionale hanno superato il 5% dei voti di lista o che hanno eletto almeno 3 candidati nei collegi uninominali. Nel dettaglio le liste ottengono tanti seggi quanti sono i voti presi nel voto di lista al fine di garantire un risultato proporzionale e, nel caso in cui non si riesca a garantire tutto ciò nell’ambito dei 599 seggi totali, possono essere assegnati eventuali seggi in più, chiamati in gergo overhang seats.



Le elezioni del 26 settembre scorso hanno sancito una grande affermazione della SPD, la quale con il 25,7% dei voti ha registrato il suo miglior risultato dal 2002. Battuta fortemente invece è l’alleanza CDU/CSU che con un calo del 8,8% dei voti ottengono il loro peggior risultato nella storia, assestandosi al 24,1%. Buoni i risultati di Verdi e Liberali che ottengono rispettivamente il 14,8% e l’11,5%.


Seguono, in calo, l’AfD con il 10,3%, e la Linke che per un punto percentuale non raggiunge la soglia di sbarramento del 5% ma entra lo stesso in parlamento grazie alla vittoria in 3 collegi uninominali. Interessante il caso della “Associazione degli Elettori del Sud Schleswig” (SSW) che, in quanto partito rappresentativo di una minoranza riconosciuta (Danesi e Frisoni), non devono superare una soglia di sbarramento, riuscendo ad eleggere un loro rappresentante.



Dall’analisi del voto emergono chiaramente la serie dei vincitori e vinti di questa tornata elettorale. A vincere in primis è il partito socialdemocratico che dopo 16 anni riesce a tornare primo partito di Germania, vittoria sottolineata dalla conquista della totalità dei collegi uninominali nei Landt di Brandeburgo, Meclebrugo-Pomerania anteriore, Sassonia-Anhalt, Turingia e del Saarland sconfiggendo, tra l’altro, alcuni membri del governo; simbolica è la loro vittoria nel precedente collegio di Angela Merkel.

A vincere sono anche i Verdi, che ottengono il loro miglior risultato di sempre riuscendo a conquistare collegi in zone mai toccate fino a prima, e i Liberali i quali, dal momento in cui non sono possibili coalizioni di meno di 3 membri, diventano insieme i veri kingmakers di queste elezioni: saranno loro quindi a determinare gran parte della agenda politica di qualsiasi prossimo governo.

A perdere invece è la CDU e la sua alleata CSU, che perdono terreno ovunque, la AfD e soprattutto i Linke che, nonostante il loro vittoria in 3 collegi, non raggiungono la soglia del 5%.

Ciononostante la partita per la formazione del governo è ancora aperta dal momento che non solo la SPD ma anche la CDU reclamano il diritto di governare, e dal momento che i liberali, i quali non sono disposti ad accettare l’idea di un aumento delle tasse, potrebbero rendere difficile la formazione di un governo con Verdi e SPD. Ciò che è certo è che i tempi saranno lunghi e l’unica cosa che possiamo fare è aspettare e vedere.


di Andrea Cristante


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