Le più gravi responsabilità risiedono nel gioco suicida del Partito Democratico, che oggi, avendo esaurito la propria spinta propulsiva,
non può permettersi di vincere l’ultima battaglia che gli è rimasta.
A scanso di equivoci. I toni di questo articolo saranno volutamente accesi. Il sottoscritto non è indifferente a quanto accaduto, e questa non è una fredda analisi politilogica. Questo è un articolo di opinione, e come tale richiede alcune doverose precisazioni che non sono però oggetto di giudizio in questo testo. Primo: era giusto discutere il Ddl Zan anche in questo grave periodo per il Paese; questioni di tale genere hanno tutto il diritto a essere affrontate; sarebbe ingiusto stoppare, anche implicitamente, il potere legislativo del Parlamento seguendo questa ipotesi. Secondo: in Italia c’è un problema omotransfobico, fermo restando che leggi tutelanti la violenza fisica dovute a discriminazioni di vario genere già esistevano in Italia, ma è legittimo ritenere che vi sia la necessità di tutelare maggiormente una categoria applicando sanzioni aggravate. Vi lascio direttamente nel testo dell’articolo il link di un interessante progetto che tiene conto di tutti i casi accertati di omofobia in Italia dal 2012 a oggi.
https://www.omofobia.org/events/events-list).
Così, giusto per ricordarcelo, per non essere pronti a invalidare questo dibattito asserendo che il fatto non sussiste. Terzo: il Ddl Zan presentava notevoli problematiche riguardante le fattispecie poste in essere in merito alla violenza fisica e verbale; quella fisica è sempre giusto che sia tutelata, ma qui si poneva, a esempio, la fattispecie di “istigazione
all’odio”, che lasciava ampissimi margini di discrezionalità ai magistrati. Un’interpretazione estensiva della norma avrebbe comportato rischi reali rispetto alla libertà di opinione in Italia, perché, che si sia d’accordo o meno, non si può considerare reato affermare che il matrimonio civile può essere contratto solo da una donna con un uomo, e non da coppie omosessuali. Sarebbe difatti paradossale una legge che certifichi l’omofobia del suo stesso Stato d’appartenenza, in quanto nel nostro Paese una coppia omosessuale non può convenire a nozze, com’è noto a tutti.
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Ciò premesso, il no al Ddl Zan è stato un suicidio voluto dal Partito Democratico. Questo non significa che il centrodestra non possa essere esente da critiche, ma le responsabilità principali di questo fallimento risiedono nelle scelte politiche di un centrosinistra sempre più senza idee, totalmente appiattito su logiche di vittoria basate non su programmi reali, ma su una somma di voti. Cercando di far leva sulla morale dei cittadini, e puntando il dito contro tutti gli altri, il Pd ha scelto l’unica strada possibile in un periodo dove le idee scarseggiano e il contatto con la realtà rimane semplicemente su alcune lotte riguardo la nuova generazione di diritti. Per spiegarmi meglio: se ieri in aula il Ddl Zan fosse passato, il Pd si sarebbe preso certamente buona parte dei meriti, ma avrebbe perso un tema rilevante sul quale puntare per le prossime elezioni. Lo scrivo perché non è certo la prima volta che accade: l’esempio emblematico è la legge sullo Ius Soli, che andava a coprire aspetti molto concreti e non ambigui della vita di moltissimi “italiani senza cittadinanza”, una vera e propria legge realista che si confrontava con un fortissimo problema di reale razzismo e che sfidava l’anacronismo delle nostre leggi sulla cittadinanza. Ecco, è passato ormai quasi un lustro, e ogni tanto, nel dibattito del centrosinistra, spunta fuori lo Ius Soli come promessa elettorale. Sarà questa la fine del Ddl Zan, se il centrosinistra non proverà a limare alcuni punti controversi. Ma, semplicemente, non vuole limarli.
Farne una questione ideologica non è stata perciò un’incoscienza politica. Anzi, Enrico Letta ci ha tenuto a ribadire come i franchi tiratori provenissero dalle fila di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, assente obiettivamente ingiustificato che da un po’ di tempo sta corteggiando il regime dei Salman in Arabia Saudita, ma non è questo il punto. Semplicemente non reggono i numeri: su 16 voti segreti inaspettati, solo 12 potevano arrivare da Italia Viva. Ma al di là dell’aritmetica: pensare che un partito al 2% si metta a fare la guerra ben sapendo che, in caso di “no”, le colpe gli saranno del tutto addossate è del tutto irragionevole. Difendere Renzi è difficile anche per chi scrive, ma l’assurdità del tutto risiede anche in un altro principio: Iv, fino a quel momento, aveva sempre votato a favore del Ddl Zan. In più, Matteo Renzi qualche anno fa pose la fiducia al governo per le leggi sulle unioni civili, riuscendo a convincere parte del centrodestra (all’epoca l’Ncd di Alfano e Lupi, non certo un fronte progressista). Tutto questo per dire: e i Cinque Stelle? L’asse giallorosso non solo è, a quanto risulta, indiscusso, ma anche indiscutibile. Il partito di Grillo e Conte è diventato dal giorno alla notte intoccabile e iper-affidabile, lo stesso partito contrario alle suddette unioni civili almeno fino al 2019, finché ha governato con la destra. Pur di affermare la propria posizione, il Pd è stato pronto a far affossare una legge in maniera pressoché totale.
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Ultima questione. Appurato che al Pd conveniva farne una questione ideologica per trovare dei “cattivi”, si è parlato spesso riguardo a una mediazione impossibile col centrodestra. Così infattibile non era: si sapeva quali erano i punti caldi e spinosi, e la destra, per quanto appiattita, non è solo Salvini e Meloni. Quando cadde il Conte II, i giallorossi imbastirono un’affannosa e disperata ricerca di “responsabili”, e vi fu un corteggiamento diretto all’ala moderata del centrodestra, formata da Udc e Forza Italia. Era davvero così impossibile trattare? Ma soprattutto, era così indegno arrivare a un accordo?
Talvolta sembra che fare accordi con altre forze politiche sia il male assoluto. Il Pd, semplicemente, non ha a cuore le istanze della comunità LGBT, perché sapeva che non c’erano i numeri, ma gli conveniva continuare ad aizzare la lotta politica, a identificare dei “cattivoni”. Ripeto, parte della destra è praticamente intrattabile, ma se si ha a cuore un tema non ci si lancia in missioni suicide solo per piantare la bandierina. Il mio è un j’accuse esplicito; a perderci sono, ancora una volta, i deboli, coloro che quotidianamente affrontano le angherie di un mondo che non riesce ancora ad accettarli pienamente, le persone e le coppie che hanno paura ad uscire da sole e a darsi un bacio su di una panchina per paura di un violento intollerante di passaggio che decida di “dargli una lezione”.
Al Pd, come a quasi tutti nell’emiciclo parlamentare, non interessano i diritti LGBT, né la loro protezione, non paternalistica bensì necessaria. E, a rimetterci, son sempre i più deboli.
di Elio Scocco
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