Il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli effettua una richiesta che “sconvolge” l’intera Unione Europea, scaturendo non poche critiche.
Lo scorso 15 novembre, il Presidente dell’Europarlamento in carica lancia la proposta di cancellazione dei «debiti di governo», cioè dei debiti contratti dagli Stati membri dell’UE a seguito della crisi sanitaria.
«Un’ipotesi di lavoro interessante da conciliare con il principio cardine della sostenibilità del debito» precisa Sassoli, il quale, inoltre, sostiene «non è accettabile che tali debiti ricadano sui cittadini e sulle generazioni future».
Un sogno, quello di Sassoli, infranto ben presto dalla presa di posizione del Vicepresidente della Banca Centrale Europea, Luis de Guindos Jurado. Il numero due della BCE esordisce difendendo l’articolo 123 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) che sancisce il divieto, da parte della BCE, di acquistare nel mercato primario i titoli di debito degli Stati membri (che infatti possono essere comprati dalla Banca Centrale Europea solo in quello secondario, cioè solo una volta che tali debiti sono entrati in circolazione).
La stessa Presidente dell’Eurotower, Christine Lagarde, dopo essersi rivolta alla commissione Econdel Parlamento UE, si sofferma sulle dichiarazioni di Sassoli «leggo sempre con interesse tutto quello che dicono i rappresentanti del Parlamento UE e soprattutto i Presidenti», aggiungendo in seguito: «tutto quello che va in quella direzione è contro i trattati, c’è l’articolo 103 che proibisce quel tipo di approccio e io rispetto i trattati. Punto».
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Qual è la risposta dall’Italia?
A differenza della ferma e decisa replica fornita dal successore di Mario Draghi, sembra mostrarsi molto più ponderato l’atteggiamento del Ministro dell’Economia e delle Finanze italiano, nonché compagno di partito (PD) del Presidente del Parlamento Europeo stesso, Roberto Gualtieri. «È stato un po’ enfatico ma non ha proposto la cancellazione del debito.
Io direi che il modo migliore per cancellare il debito è ridurlo con la crescita economica, che è ciò che l’Italia si è impegnata a fare delineando una prospettiva di finanza pubblica di medio termine ambiziosa». In occasione del Welfare Italia Forum 2020, il Ministro ha inoltre delineato la sua posizione inerente al Mes: «utile, ma siamo in una coalizione», facendo trasparire chiaramente la contrarietà espressa in più occasioni dal M5S. Sassoli intanto sostiene che il Mes vada «riformato», ma usando «quello sanitario».
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“David Sassoli verso il Quirinale”
A seguito dell’improvvisa deviazione che ha intrapreso la politica del Presidente del Parlamento Europeo, qualcuno coglie l’occasione per insinuare che si tratti di una strategia per l’ottenimento dei voti dei pentastellati e della destra per concretizzare l’ambizione di ricoprire la posizione più elevata nella gerarchia della politica italiana.
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Niente da fare per il “numero uno”
del Parlamento europeo
Ritornando sulla scena europea, il rifiuto della proposta del Presidente avviene nel giorno in cui l’Europa incassa un ulteriore duro colpo. Polonia ed Ungheria bloccano l’accordo di bilancio per il periodo 2021-2027, stabilito tra il Parlamento europeo ed il Consiglio, ritardando il via libera alle misure europee di contrasto alla crisi economica di cui fa parte lo stesso Recovery Fund (fondo da 750 miliardi di euro stanziato per il sostenimento dei sistemi economici europei maggiormente colpiti a seguito della pandemia).
La causa dell’opposizione di Varsavia e Budapest è ben nota: l’Unione europea erogherebbe il fondo in base al rispetto dei principi democratici da parte dei Paesi beneficiari, mettendo in “difficoltà” pertanto Polonia ed Ungheria, accusati di non rispettare lo Stato di diritto.
A tal proposito, Sassoli si è più volte dimostrato a favore della revocazione del diritto di veto, in quanto «strumento anacronistico» da eliminare per «riformare la democrazia».
Situazione molto complessa e delicata quella a cui sono sottoposte le massime istituzioni europee. «Si abbia la capacità di scelte forti, coraggiose» è l’invito che David Sassoli rivolge ai leader europei.
di Francesca Tramarin
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