“Il nemico di Putin”
- Benedetta Ghio
- 25 feb 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 4 mar 2021
Oggigiorno Aleksej Naval’nyj è una delle personalità russe più celebri al mondo, soprattutto per essere “il nemico di Putin”.
Nelle testate giornalistiche si parla di un nuovo eroe (la Norvegia ha persino pensato di nominarlo al premio Nobel per la pace),mentre i più vicini a lui lo definiscono un paradosso.
Chi è veramente Naval’nyj, l’uomo di cui si sente tanto parlare da mesi, specialmente negli ultimi giorni? Analizzando la sua carriera politica, si può dedurre un fatto certo: che se ogni individuo avesse davvero un doppio volto, Naval’nyj ne sarebbe l’esempio lampante.

Di prima impressione, si parla di un uomo di quarantaquattro anni, laureato in legge, che nella vita fa l’attivista, il politico e (anche) il blogger, e che negli ultimi tempi si è dichiarato a favore della legalizzazione dei matrimoni omosessuali in Russia: un segno di speranza per un paese che ci sembra bloccato in una sorta di limbo. Della sua carriera politica, si legge che è presidente del partito Russia del Futuro e della Coalizione Democratica.
Ora che abbiamo stilato un breve profilo, cominciamo a capire chi si cela dietro il mito: Aleksej Naval’nyj, dopo aver aderito, nel 1999, al partito social-liberale e antifascista Yabloko, sei anni più tardi fonda “DA!”, un gruppo giovanile che promuove la democrazia.
Non riuscendo ad attirare la popolazione russa con il liberalismo tradizionale (per creare una coalizione contro il regime di Putin),abbraccia gli ideali anti-immigratori dei nazionalisti russi, dichiarandosi un fervente supporter della teoria di pulizia etnica tramite deportazione.
Espulso da Yabloko nel 2007 per le accuse mosse contro di lui per xenofobia, nello stesso anno forma Narod, un nuovo partito di natura nazionalista, che successivamente si unisce ad altri due schieramenti di estrema destra creando il Movimento Nazionale Russo.

Nel 2008, Naval’nyj fonda l’Unione degli Azionisti di Minoranza, iniziando così la sua lotta contro la corruzione (pubblicando i risultati delle sue indagini sul suo blog).
Ottenendo una notorietà sempre crescente, nel 2010 inizia ilprogetto RosPil, con l’intento di svelare la corruttela politica ed organizzando manifestazioni democratiche, dando così inizio al suo allontanamento dalle idee nazionaliste, ma ciò sarà un tentativo poco duraturo: dodici mesi dopo rilancia la campagna “Stop Feeding the Caucasus!” e vengono svelati i suoi rapporti con Belov, leader suprematista ed anti-semita; ma non è finita qui: nel 2011 a Mosca, in seguito a un omicidio commesso da una persona di etnia Azera, i neonazisti russi mettono in atto dei raid punitivi a danno di attività lavorative di gestori caucasici. In tutto questo, Naval’nyj difende gli assalitori.
Nello stesso anno, nella cittadina di Pugačëv, a seguito di un altro omicidio per mano di un ceceno, gli abitanti organizzano delle manifestazioni per far espellere tutti i ceceni dalla città: ancora una volta, il fondatore di RosPil dichiara legittima la protesta.

Dunque, di chi abbiamo letto, fino ad oggi: dell’uomo coraggioso ed eroico schierato contro Putin, o del nazionalista xenofobo che cambia idea ogni qual volta gli sia più comodo?
Certamente le più importanti testate giornalistiche ci hanno parlato di colui che, secondo il Times, rientra tra le 100 persone più influenti al mondo, ma certi titoli non mettono certamente in discussione gli ideali dei soggetti premiati (quanto ciò possa essere giusto o sbagliato, è una questione a parte).
Nel 2018, la Corte Europea richiede un risarcimento alla Russia per aver causato a Naval’nyj danni morali e materiali per tutti gli arresti immotivati su territorio russo. Nello stesso tempo, il blogger abbraccia nuovi ideali: combattere la povertà e la disuguaglianza ed aprire la Russia all’Occidente.
Due anni dopo, governo russo chiude il RosPil (per via dei finanziamenti al progetto provenienti dall’estero) e, il mese seguente, Naval’nyj viene avvelenato.
Trasferito a Berlino per volere di Merkel e Macron, al suo ritorno in patria, il 17 gennaio 2021, viene arrestato e processato. La conferma della condanna di due anni e otto mesi di carcere avviene il 20 febbraio 2021, mentre in tutto il mondo si sono già accese le proteste.
Tra le accuse, vi è quella di essere stato utilizzato dai paesi occidentali per mettere in atto una politica di contenimento nei confronti della Russia.

Dunque, alla fine di questo articolo, disillusa e amareggiata, voglio porre un piccolo inciso apolitico che faccia riflettere: il fatto che la Russia sia un paese democratico è messo in dubbio da molti, ma ragionando sul concetto degli estremi, ovvero che se il governo attuale del Cremlino viene considerato in chiave definitiva come “estremista”, penso sia giusto non dimenticare quanto Naval’nyj possa anch’egli essere integralista e, come dimostrato dalla sua abilità di passare da posizioni contrastanti con la massima disinvoltura, viene da pensare che, un giorno, se dovesse vincere la sua battaglia contro Putin, egli non sarebbe altro che un nuovo tipo di leader radicale di dubbia ispirazione democratica.
di Benedetta Ghio
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