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IL VACCINO DELLE DISUGUAGLIANZE

Immagine del redattore: Lorenzo TosiLorenzo Tosi

La proposta di Letizia Moratti di distribuire le dosi dei vaccini anti-Covid in base al PIL delle regioni italiane ha suscitato un moto di indignazione generale. Ma quanto conta davvero la ricchezza di uno stato per l’approvvigionamento di un vaccino efficace?



Letizia Moratti, assessora al Welfare della regione Lombardia, ha proposto in una lettera inviata al commissario all’emergenza Domenico Arcuri di considerare il PIL regionale tra i criteri per stabilire i tempi di consegna dei vaccini alle regioni. «Tutti hanno diritto al vaccino indipendentemente dalla ricchezza del territorio in cui vivono» ha twittato lunedì sera il ministro della Salute Roberto Speranza, esprimendo lo sdegno generale suscitato dalla proposta dell’assessora. Nonostante Moratti abbia tentato di smentire le sue parole, un audio registrato nel corso della riunione tra lei e i capigruppo del Consiglio Regionale pubblicato da IlFatto Quotidiano dimostra il contrario.

L’idea di sviluppare un piano vaccinale nazionale favorendo le regioni più ricche ha sollevato un polverone non indifferente. L’articolo 32 della Costituzione considera la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Il tema della salute, inoltre, è affrontato nella Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) e nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966), i quali definiscono la salute come diritto umano, relativamente agli articoli 25 e 12. Ma la corsa al vaccino per fermare l’attuale pandemia ne ha messo in luce il divario tra il riconoscimento e l’effettiva garanzia.

L’Unione Europea dovrebbe essersi assicurata 2.3 miliardi di dosi dei diversi vaccini che verranno autorizzati nel corso del tempo, sufficienti in ogni caso a vaccinare almeno tre volte la popolazione europea. Nel frattempo, a inizio settimana, il direttore dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che il pianeta è sull’orlo di “un fallimento morale catastrofico” per l’assenza dei vaccini anti-Covid nei paesi più poveri. La maggior parte della distribuzione del vaccino – ad ora sono state somministrate all’incirca 55 milioni di dosi – è avvenuta in Cina e in Occidente, mentre sono rimasti esclusi quasi interamente l’Africa e i paesi più poveri.



Per accelerare la produzione, lo sviluppo e l’accesso equo nel mondo ai mezzi per contrastare il Covid-19, l’OMS insieme a un gruppo di organizzazioni operanti nel campo delle risorse sanitarie hanno dato vita all’ACT. L’Access to Covid-19 Tools accelerator contiene al proprio interno il Covax, un programma a cui hanno aderito più di 150 paesi con il fine di acquisire due miliardi di dosi entro la fine del 2021 per renderlo disponibile a tutti i paesi del mondo. Ad oggi, però, il Covax non ha ancora somministrato alcun vaccino per l’eccessiva burocrazia del sistema, la mancanza di finanziamenti e la prenotazione di ingenti quantità di dosi da parte dei governi più ricchi.


La distribuzione dei vaccini ad opera di alcuni Paesi ha anche risvolti di diplomazia e politica internazionale. La Cina, infatti, ha siglato accordi con diversi stati africani e con il Centro di Controllo e Prevenzione delle Malattie dell’Unione Africana per sostenere il continente con la distribuzione di vaccini e materiale sanitario. Non diverso è il caso del vaccino russo Sputnik V, a cui, come ha dichiarato l’amministratore delegato del Russian Direct Investment Fund (RDIF), Kirill Dmitriev, “molti Paesi europei sono interessati”.

Per sensibilizzare la comunità internazionale sul divario tra Paesi ricchi e poveri nell’approvvigionamento di una cura efficace contro il Covid-19, settimana scorsa l’Unicef ha avviato una campagna pubblicitaria in cui il vaccino viene rappresentato come un prodotto di lusso. «Don’t let the vaccine become a luxury» è scritto su uno sfondo che ritrae ricche donne seducenti che impugnano il vaccino come se fosse un costoso profumo «Join usin the fight to make the vaccine accessible for everyone – not just the rich!».



di Lorenzo Tosi
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